venerdì, settembre 18, 2009

Il mio giocattolo nuovo

(Questo post è stato inizialmente pubblicato come resoconto sul forum Astrofili.org, quindi rieditato e pubblicato sul blog "Mammifero Bipede", ora penso che possa star bene anche qui... il taglio è meno tecnico di quello dei soliti post, spero che non "stoni" troppo)

Dopo il viaggio alle Canarie ed il risveglio dell'antica passione per l'astronomia ho passato la fine di agosto e l'inizio di settembre a combattere con un tarlo che mi rosicchiava in testa. "Ti serve uno strumento più grande", diceva quel tarlo, "devi farti un dobson, è inutile insistere a spremer fuori da un 8" quello che non ti può più dare". Tutto vero, incontestabile, se non che i problemi logistici di gestione di un telescopio più pesante ed ingombrante mi parevano insormontabili.

Tormentato dal tarlo ho provato a chiedere consigli a chi c'era già passato interpellando il forum degli astrofili italiani, col solo risultato di vedermi piovere fra capo e collo un'offerta di quelle a cui è molto difficile resistere: un 12" usato in ottime condizioni messo in vendita da un astrofilo spinto dall'inquinamento luminoso ad abbandonare l'osservazione visuale per dedicarsi alla fotografia del cielo stellato.

Ci ho ragionato su un paio di giorni, solo per realizzare che era una decisione di fondo già presa. Ho mandato al diavolo i "problemi logistici" e mi sono fatto spedire il "mostro" da Crotone. Giovedì scorso me lo sono andato a prendere alla fermata del pullman, ho chiesto ospitalità ai miei cognati per poter disporre di una terrazza e l'ho tirato su di fronte ai miei nipoti esterrefatti. L'effetto era questo:




Il "collaudo" (se così si può definire) effettuato sotto un cielo inquinatissimo di classe Bortle 8, mi ha edotto sui principali problemi dello strumento: pesi, ingombri, necessità di un frequente riallineamento delle ottiche, e tuttavia fatto solo vagamente intuire le sue potenzialità osservative. Dovevo assolutamente procurarmi un cielo decente, e contavo di averne l'occasione nel weekend

Nella giornata di sabato ho monitorato fin dalla mattina una situazione meteo decisamente non entusiasmante. L'andirivieni di nuvole, il tempo variabile, le piogge sparse, non sono riusciti a dissuadermi dal desiderio di correre a Campo Felice per mettere alla prova il giocattolo nuovo. L'incertezza climatica ed il brevissimo preavviso mi hanno spinto a rinunciare all'idea di coinvolgere altre persone, e l'unica ad accompagnarmi fin lassù è stata la mia dolce metà, Emanuela, immagino più preoccupata di pensarmi da solo in cima ad una montagna di notte che entusiasta per l'idea di una nottata osservativa (con un telescopio, oltretutto, vissuto più che altro come un nuovo ingombro dentro casa).

La scommessa sulla situazione meteo è stata totale: al momento di caricare lo strumento in macchina i nuvoloni che si andavano addensando sulla città hanno prodotto un acquazzone estivo micidiale, che ha messo a dura prova la fiducia della consorte nelle mie estrapolazioni basate su meteosat e webcam. Tuttavia lungo la strada è apparso evidente che la coltre di nubi non si estendeva alle montagne circostanti. Avevamo tutte le premesse per una soddisfacente serata osservativa.

E lo è stata. Il cielo di Campo Felice ci è apparso in una serata di grazia, anche per merito delle piogge del pomeriggio che hanno ripulito l'aria. Potrei stimarlo di classe Bortle 4, se non fosse che ormai ritengo la scala di Bortle inadeguata per i cieli d'alta quota, dove la maggior trasparenza dell'aria rende alcuni oggetti più evidenti anche in presenza di inquinamento luminoso. Per fare un esempio, allo zenith la Via Lattea nel Cigno era poco dissimile da quella osservata alle Canarie, mentre la situazione peggiorava nettamente per la parte di cielo più prossima all'orizzonte.

Ma l'osservazione al telescopio, quella era decisamente da urlo.

Il passaggio ad uno strumento di diametro superiore è sempre del suo sconvolgente (mi era già successo passando dai 4,5" del vetusto newton Skymaster 114/900 ad un diametro quasi doppio), ma non potevo immaginare l'abisso tra il mio precedente 8", strumento peraltro onestissimo, ed il Lightbridge. Il mio cielo è cambiato, il mio modo di pensarlo è cambiato, le mie aspettative sono cambiate e nulla potrà più essere come prima.

Alcune cose andranno sicuramente messe a registro. Per la prima volta ho sperimentato i problemi della stabilizzazione termica dello specchio (evidenti all'inizio, sulle immagini sfocate, le celle convettive generate dalla superficie ancora calda dello specchio primario), ed anche l'adattamento ad un puntatore Red Dot ("...Chili Peppers", come suggeriva Manu) al posto del classico cercatore non è stato proprio banalissimo: puntare una crocetta rossa tra le stelle e trovarsi gli oggetti nel campo dell'oculare è qualcosa di inaspettato persino per un astrofilo navigato.

In compenso l'accoppiata tra maggior diametro dello strumento e gli oculari a largo campo ha cambiato in maniera irreversibile la mia percezione del cielo, e penso anche quella di Manu, che forse per la prima volta è rimasta davvero affascinata dagli oggetti che stavamo osservando.

La cosa più banale da constatare è stata la differenza in quello che le dicevo lasciandole l'oculare per farla osservare. Con il precedente 8" c'era tutta una serie di istruzioni: "osserva così e cosà, dovresti vedere un oggetto di questo tipo (piccolo, grande, concentrato, diffuso, ecc...)". Ora le dicevo solo: "guarda!", ed era lei a spiegarmi cosa stava vedendo. La differenza è principalmente questa: con un 12" gli oggetti si vedono, non vanno "cercati", non vanno "intravisti", non vanno "immaginati", stanno lì e basta, prepotentemente, al centro dell'oculare.

La carrellata ha viaggiato in fretta sugli oggetti "soliti" del cielo estivo, che ormai "soliti" non erano comunque più, mostrando nuovi dettagli, sfumature, ed un rapporto diverso col fondo stellato. Le nebulose Laguna, Trifida, Omega, la Ring nebula nella Lira, il Wild Duck cluster nello Scudo, la Dumbbell, il sontuoso ammasso globulare M13 in Ercole, la galassia di Andromeda M31 col suo contorno di compagne nane, il Velo nel Cigno, una spolverata di ammassi aperti in Cassiopea, la Whirlpool galaxy M51 purtroppo già bassa sull'orizzonte... e poi, per la prima volta dopo molti anni, è iniziata la caccia a cose mai viste.

Questa è un'altra sostanziale differenza rispetto all'8", non solo gli oggetti "classici" sono molto più dettagliati ed interessanti, ma quelli "minori" cominciano ad avere un loro perché. Le minuscole galassie e nebulose che in uno strumento più piccolo mi sorprendevo anche solo del fatto che "si vedessero" (all'inizio ci si accontenta davvero di poco), ora iniziavano a mostrare forme interessanti. Persino gli ammassi globulari, archiviati fino all'altro ieri come "tutti uguali, solo un po' più grandi o piccoli", e ridotti all'osservazione di M13 che "almeno si vede qualcosa" improvvisamente erano divenuti oggetti affascinanti: più concentrati o più diffusi, nascosti dietro un velo di stelle o sospesi nel vuoto, lontani, vicini... insomma è ripartita l'esplorazione.

Ho quindi aperto sul cofano dell'auto le fotocopie del "Tirion Sky Atlas 2000.0" (n.b.: ho anche l'originale, ma teme l'umidità...) vecchie di oltre vent'anni ed in disuso da più o meno altrettanto tempo. Avevo acquistato le mappe ai tempi lontani del "114/900" per trovare le sfuggenti nebulose usando le stelle di riferimento. Poi, con l'8" ed il computerino per il puntamento assistito avevo preso l'abitudine di portarmi dietro solo degli elenchi (ed in quel modo, ora me ne rendo conto, parte della "magia" era sparita).

Il vecchio atlante, riesumato, ora splendeva di una nuova luce. Ho iniziato a puntare tutti gli oggetti non stellari riportati sulle mappe per la prima volta senza preoccuparmi che fossero troppo deboli per il mio strumento. Ne sono usciti fuori la maggior parte! La quantità di oggetti osservabili è aumentata in maniera esponenziale.

Nebulose planetarie minuscole e brillantissime, ammassi globulari, ammassi aperti, galassie, oggetti che da anni non mi appartenevano più sono riemersi dall'inchiostro delle mappe per mostrarsi come diafani fantasmi galleggianti fra le stelle. Il mio cielo è cambiato, l'antica passione, alimentata dal nuovo strumento, si è riaccesa.

Purtroppo sabato avevamo sottovalutato il freddo montano ed i suoi deleteri effetti. Dopo solo un paio d'ore, passate saltellando da una meraviglia all'altra, un vento gelido e tagliente mal contrastato da un abbigliamento troppo "ottimista" ha avuto ragione del mio entusiasmo. Quando ho iniziato a battere i denti mi sono dovuto arrendere all'impossibilità di proseguire le osservazioni.

Ma "c'est ne pas qu'un debut...", ora che ho assaporato l'osservazione "deep sky" con uno strumento finalmente adeguato penso che sarà molto difficile tornare indietro, ed almeno un fine settimana al mese finirà piacevolmente sacrificato alla rinata passione.

sabato, settembre 05, 2009

Un metodo semplice per analizzare l'inquinamento luminoso


Nell'articolo che descrive l'inquinamento luminoso delle Tre Cime manca la analisi con le curve di livello della intensità del cielo che invece avevo fatto dell'articolo relativo al Peralba (per le Tre Cime non l'ho fatto perchè penso che la notte non rappresenti la situazione tipica).
Le curve di livello erano state ottenute in Mathematica, elaborando la fotografia esportata in RAW lineare. E' però possibile ottenere qualche cosa di simile in maniera semplice: basta trasformare la fotografia in 16 livelli di grigio. La foto qua sopra è l'esempio. Rispetto a Mathematica si perde la associazione livelli-intensità superficiale, ma questo tipo di elaborazione è comunque utile per capire fin dove l'inquinamento luminoso si propaga e da che direzione viene.
Per esempio nella elaborazione qua sopra si può facilmente distinguere il domo di luce di Udine separato dal gruppo della pianura Veneta. Si vede anche, nonostante l'orizzonte libero renda più evidente il domo di Udine, che quelli della pianura Veneta si estendono un po' più in alto e su un arco più ampio dell'orizzonte. Quindi il grosso dell'inquinamento luminoso alla Tre Cime arriva dalla pianura Veneta. Dal sito di osservazione l'orizzonte in quella direzione è un po' nascosto e quindi forse la cosa si nota meno. Tuttavia è chiaro che qualche centinaio di metri più in alto l'aria è illuminata per la maggior parte proprio da questa sorgente.
Questo conferma le mappe di Cinzano, che dicono che più si va verso Est (via dalla pianura) e meglio è (meglio ancora sarebbe andare a Nord Est).
E' interessante anche osservare come il domo di luce di Auronzo e quello di Misurina non arrivino nemmeno all'orizzonte.

giovedì, settembre 03, 2009

Scordiamoci Bortle 1


Nella fotografia qua sopra ho fatto lo stesso tipo di indagine fatta per il Peralba. Si tratta di una foto panoramica presa verso le 2.30 del 23 Agosto (stessi parametri di esposizione e stesse modalità di elaborazione - cliccare per ingrandire).
Le condizioni meteo non erano favorevoli: a Sud sopra la pianura c'erano state nuvole per tutta la notte e questo è il momento migliore (ma qualche velatura si può ancora scorgere).
Ho segnato le principali zone inquinanti. Da Est a Ovest abbiamo:
Tomezzo, 60 km e Udine a 130 km. E' interessante il confronto con la stessa direzione di Udine dal Peralba (75 km invece che 130). Alle Tre Cime l'orizzonte è libero e si vede più inquinamento, ma comunque alla stessa altezza la luce sembra più forte questa volta, e dato che la distanza è quasi il doppio lo si può attribuire solo a condizioni meteo sfavorevoli.
Fra Udine e Pordenone c'è la pianura Friulana, che però non è popolata tanto quanto quella Veneta, e infatti l'intensità dell'inquinamento diminuisce. Da Pordenone (75 km) in poi è tutto un susseguirsi di centri della pianura Veneta. Conegliano (80 km), Mestre-Venezia (125 km). Nella stessa direzione di Mestre c'è anche Treviso (105 km) e Belluno (50 km, ma forse meno inquinate degli altri). Muovendosi verso Ovest si trova Padova (135 km) e Vicenza (130 km). Fra queste due anche tutto l'arco industriale pedemontano (100km). Ancora più a Ovest le luci in direzione di Verona (165 km) e Cortina (15 km). Nella stessa direzione di Cortina anche Brescia (195 km). Si riconosce anche l'inquinamento luminoso della valle dell'Adige, nell'arco che va da Trento (110 km) a Bolzano (75 km). Perfino Marebbe in val Badia (30 km) e Brunico (35 km) si possono individuare.
Va detto che le fotografie sono molto più sensibili dell'occhio e che è probabile che in condizioni meteo migliori tutto questo inquinamento sia difficile da individuare anche con la fotocamera, se è vero che Udine si vedeva più intenso che dal Peralba nonostante fosse più lontano.
A occhio nudo a Sud c'era un chiarore appena percepibile, e che non disturbava nemmeno l'adattamento al buio.
Ovviamente se l'orizzonte fosse coperto fino a circa 10°-15°, potrebbe sembrare perfetto. Basterebbe scendere di qualche tornante per nasconderlo, ma è ovvio che scendere di 200 m non rende più buio lo zenit.
In un certo senso che lo zenit fosse 21.55-21.60 sulla Via Lattea nonostante la situazione così poco favorevole fa ben sperare. E' anche evidente che meglio di così è davvero difficile fare. Bisognerebbe allontanarsi ancora dalla pianura, e forse l'alta valle Aurina potrebbe essere un luogo da esplorare. Certo, (come le stesse mappe di Cinzano dicono) se si va verso Ovest ci si avvicina allla valle dell'Adige, che già qua si fa sentire. Se si va oltre verso Ovest, a Sud si ha la pianura lombada, e Milano non è certo Udine. Verso Est ci si allontana dalla pianura Veneta, ma Udine comincia a farsi sentire. La stessa Emberger Alm ha Udine a 80 km e la pianura Veneta a 130-160 km. Non si sa dove scappare!

Il confronto con il Perlaba non può essere conclusivo, dato che le condizioni meteo erano chiaramente sfavorevoli questa volta alla Tre Cime.
Una osservazione da fare è anche che Auronzo e Misurina hanno tutto sommato un effetto limitato, se localmente il clima non è fosco. L'unica cosa che ha veramente senso fare qua è far spegnere il faro del Genzianella.
Se poi, anche tutto il Veneto fosse messo a norma e non inquinasse più, il risultato sarebbe che circa metà dell'inquinamento sparirebbe, ma resterebbe quello del Trentino e quello del Friuli.
L'inquinamento luminoso è un problema globale e andrebbe regolato a livello nazionale o Europeo. Almeno se vogliamo avere da qualche parte luoghi che possano aspirare a ridiventare Bortle 1. Per ora ce li sognamo.
Spero che in condizioni meteo migliori l'inquinamento luminoso possa restare confinato a pochi gradi (un po' come si intuisce nella foto del Peralba) e con un po' di fortuna possa non compromettere del tutto l'airglow anche a Sud... che sarebbe a dire che abbiamo almeno un vero Bortle 2.