mercoledì, maggio 13, 2009

Seguendo le orme di Lacaille

Namibia 20/26 aprile 2009, prima parte


Domanda: qual è la più grande galassia di taglio visibile in cielo? Penserete… NGC 253? Oppure NGC 4565? Sbagliato, è molto semplicemente… la Via Lattea!

E’ questa l’impressione principale che si ha vedendo il cielo dall’emisfero sud: la Via Lattea non è più una semplice striscia di luce ma diventa una galassia a tutti gli effetti. Col rigonfiamento del nucleo che arriva fino allo zenit sembra proprio di avere la copia in formato gigante di NGC 4565 che occupa tutto il cielo, in un incantevole scenario da film di fantascienza!



Ma andiamo con ordine. Nell’anno dell’astronomia in cui si celebra Galileo, un gruppo di cinque astrofili, di cui tre friulani, un piemontese e un padovano (il sottoscritto), ha deciso di festeggiare ripercorrendo in qualche modo la tappa di un altro importante astronomo, Nicolas Lacaille. Lui fu il primo europeo a studiare approfonditamente il cielo del sud Africa nel 1700, e anche oggi per tutti noi cinque si è trattato della prima volta al di sotto dell’equatore.

La destinazione è stata la Guest-Farm Tivoli in Namibia, situata 140 km in linea d’aria a sud-est della capitale Windhoek, un luogo attrezzato apposta per gli amatori del cielo perché mette a disposizione a noleggio una gran mole e varietà di strumenti che altrimenti sarebbe impossibile trasportare in aereo. Per le osservazioni visuali abbiamo utilizzato entrambi i Dobson, da 25 e 50 cm di apertura!



Il meteo è stato tutto sommato favorevole, considerando che non si trattava ancora della stagione migliore ed è un po’ più difficile raggiungere le condizioni perfette che si incontrano tra giugno ed agosto: la prima notte è stata serena ma c’era una leggera foschia all’orizzonte che faceva sfumare la Via Lattea attorno ai 10° e rendeva invisibili le Nubi di Magellano quando giungevano alla minima altezza (dalla latitudine di 23°S sono circumpolari ma sfiorano l’orizzonte quando vanno in culminazione inferiore).

Poi è arrivato un leggero colpo di coda della stagione delle piogge: la seconda sera il cielo si è coperto e siamo andati a letto presto sconsolati, ma per fortuna dopo mezzanotte uno di noi era ancora sveglio (indovinate chi…) e ha avuto la bella idea di guardare fuori e constatare che il cielo si era aperto, così ha (anzi, ho) svegliato gli altri e tutti abbiamo potuto sfruttare la seconda parte della notte fino all’alba. Che tra l’altro è stata spettacolare perché c’era la falce di Luna “a barchetta” in trio con Venere e Marte, e più in basso le nuvolette come quelle che si vedono nei documentari della savana, con tanto di filamenti di pioggia leggera che evapora prima di toccare terra!

Ecco l’immagine:



La terza sera addirittura è arrivato un temporale, ma anche in quel caso il cielo si è discretamente aperto a mezzanotte. Al quarto giorno altro temporale nel pomeriggio e poi cielo sgombro subito dal tramonto, ma questa volta è stata l’umidità pazzesca, dovuta ai postumi della pioggia, a rendere difficoltose le osservazioni, e verso le ore 2 anche l’asciugacapelli si è arreso e abbiamo deciso di smettere.

Le ultime tre notti finalmente sono tornate nelle condizioni ideali, e anche la trasparenza era migliorata perché rispetto alla prima sera la Via Lattea si avvicinava di più all’orizzonte, le Nubi di Magellano rimanevano sempre visibili per tutta la notte e vedevamo stelle di terza magnitudine alte 1°!


Il seeing è stato deludente: solo nella prima parte della prima notte è stato fantastico e abbiamo visto un Saturno meraviglioso, ma verso mattina, quando si stavano alzando Giove e la Luna, è venuta una turbolenza degna delle più schifose serate padovane. Era un segno dell’instabilità atmosferica in arrivo.

Anche nei giorni successivi alla dipartita delle nuvole però c'erano diversi cambi di direzione dei venti che rendevano la situazione poco stabile e di conseguenza il seeing non è mai tornato veramente al top. Evidentemente anche lì vale la regola della correlazione inversa tra turbolenza ed estinzione! Sono stati pochi i momenti in cui si sfruttavano bene i 500X sulle nebulose planetarie, e sono sicuro che non fosse colpa dello specchio caldo perché se le stelle apparivano come pallettoni di polistirolo, lo rimanevano anche a fine nottata.

Io spero solo di aver trovato una settimana sfortunata su questo fronte, perché l’altopiano della Namibia dovrebbe avere le carte in regola per dare mediamente molto di più. In ogni caso il seeing è molto difficile da valutare e soprattutto da raccontare, e non potremo fare confronti precisi tra siti e serate diverse finché non inventeranno uno strumento semplice, veloce e oggettivo per misurarlo, come fortunatamente fa l’SQM per il livello di buio.



Arriviamo dunque al punto più interessante della faccenda: la qualità del cielo. E anche qui le sorprese non sono mancate. Ovviamente l’inquinamento luminoso è assente, e così finalmente ho potuto capire com’è fatto un cielo incontaminato e che effetto hanno i soli elementi di luce naturale.

Alla sera si vedeva la luce zodiacale, bassa in Toro e Gemelli, che si incrociava con la Via Lattea, mentre verso mattina era più imponente perché l’eclittica nell’Acquario era perpendicolare all’orizzonte.

Appariva più o meno come in questa foto:

http://apod.nasa.gov/apod/ap090212.html

Non finisce qui perché tra Spica e la Bilancia c’era il Gegenschein, e nelle serate migliori (descriverò più avanti le variazioni e i numeri) si vedeva la luce zodiacale anche lungo TUTTA l’eclittica! Era inequivocabile che la fascia di Leone e Vergine fosse più chiara rispetto alle zone di Idra, in alto, e Pastore/Chioma, in basso.

Poi c’è l’airglow che, come mi aspettavo, diventa più luminoso man mano che si avvicina all’orizzonte perché si guarda attraverso uno strato di atmosfera più denso e quindi c’è un maggior numero di molecole d’aria che emettono la luminescenza. Questo avviene però fino a circa 5° di altezza, perché a quel punto è l’estinzione ad avere il sopravvento e il discorso si inverte, con la fascia da 5° a 0° che appare più scura. E’ bene dunque sapere che anche un cielo incontaminato presenta diversi gradienti di luce. Tutti naturali!

Ma a parte l’effetto dannatamente piacevole di avere l’orizzonte scuro nel 99% delle direzioni (dico 99 perché a NW c’è la piccola macchietta di Windhoek. E’ trascurabile e non sufficiente a generare inquinamento, però si nota) non ho trovato, fortunatamente, altre differenze abissali rispetto ai nostri cieli di alta montagna, come invece era stato sbandierato da tutti coloro che erano andati nel deserto in precedenza. Questo perché probabilmente non erano abituati ai cieli di 21,6 come me.



La vera differenza tra il cielo della Namibia e i nostri siti migliori non la fa quindi il buio in sé, ma è dovuta alle costellazioni! Infatti il cielo del nord, col povero Leone capovolto come un pesce morto galleggiante, ci è apparso insignificante in confronto al putiferio di roba che si vedeva dalla parte opposta: nell’area che comprende le costellazioni di Carena, Croce, Centauro, Lupo e Scorpione c’è una concentrazione altissima di stelle luminose, tanto che solo la zona di Orione e Toro riesce a competere. Ma le costellazioni di prima, oltre a essere molto luminose, sono anche sovrapposte alla meravigliosa e brillantissima Via Lattea australe, che è indubbiamente migliore di quella boreale non solo perché c’è il rigonfiamento del nucleo (che ha uno spessore di oltre 50°!), ma anche perché presenta contrasti molto forti tra nubi chiare e nubi oscure. La Via Lattea “nostra” invece è più diafana e sbiadita: del ramo invernale non ne pariamo neppure, ma perfino il Cigno è stato bastonato dal Centauro, quando verso mattina si vedevano entrambi alla stessa altezza agli antipodi del cielo.

E, come se non bastasse, a completare il quadretto del sud si aggiungono pure le Nubi di Magellano! Prima di partire avevo letto che gli astrofili Australiani provano una sensazione di “cielo vuoto” se vanno nell’emisfero nord, e adesso ho capito perfettamente cosa intendono.

Mostro una cattura della grafica di Starry Night, che riproduce nel modo migliore possibile (purtroppo non conosco un metodo per mettere in BN la Via Lattea lasciando le stelle colorate) la visione a occhio nudo del cielo che si vede da quella latitudine, ad aprile poco dopo mezzanotte.



Ma torniamo a parlare di SQM. Premesso che non si poteva usare nella seconda parte della notte, quando il Sagittario andava allo zenit, anche le letture fatte lontano dalla Via Lattea sono state un po’ più basse delle aspettative. Io credevo di trovare 21,9 fisso, come sapevo essere un cielo puro, invece abbiamo avuto valori medi attorno a 21,7. All’inizio non ne capivamo bene il motivo, perché se un cielo non inquinato non è del tutto limpido, casomai dovrebbe essere più scuro di uno perfetto e non più chiaro. Poi abbiamo intuito che la “colpa” era della Via Lattea, la cui luce viene diffusa anche nel resto del cielo dall’atmosfera, esattamente come avviene col Sole e la Luna!

E il livello di umidità determina la quantità di questa diffusione: la notte migliore è stata la sesta, sabato 25, quando finalmente abbiamo raggiunto il fatidico 21,9. Anche in quel caso però il buio massimo è durato solo un paio d’ore (dalle 21 alle 23), perché man mano che si alzava lo Scorpione le letture tornavano a scendere leggermente nonostante continuassi a puntare lo strumento sempre verso Idra/Vergine. E questo fatto conferma la teoria.

Inutile dire che la luminosità della Via Lattea ha effetto anche sul suolo: non serviva nemmeno un adattamento al buio totale per distinguere bene persone, telescopi, accessori sul tavolo e camminare nei sentierini (fatti di sabbia scura, molto contrastati con l’erba che è chiara) senza pila. La torcia era necessaria solo nell’area degli appartamenti, dove ci sono gli alberi.

Ho anche verificato la visibilità dell’ombra della Via Lattea, mettendo una mano davanti a un foglio bianco, e verso mattina stesso discorso con Venere. Nel primo caso ovviamente l’ombra era sfumata mentre nel secondo netta.



Il buio vero arriva se il cielo è coperto: la terza sera, mentre stavamo finendo di coprire i Dobson col telo impermeabile gigante per proteggerli dall’imminente temporale, è arrivato un nuvolone nero da paura, l’ho misurato ed è uscito 22,85! Lì davvero era quasi come essere in una stanza buia e non si vedeva praticamente nulla, mi ha fatto quasi più impressione quella scena che il cielo stellato!

Ricordo che comunque anche a Casera Razzo, quando l’estate scorsa abbiamo trovato un paio di serate molto sfortunate, le nuvole erano più scure del cielo libero, seppur non raggiungessero gli stessi livelli di buio (22,0), ma questo fatto è sempre incredibile per chi è abituato solo ai cieli inquinati.

Col sereno poi ho già detto che la differenza è ancora più sottile, e le serate migliori dei siti migliori italiani riescono ancora a competere con le condizioni della Namibia, più di quanto ci si possa aspettare. E questa è una notizia molto incoraggiante. Detto in altre parole, anche senza inquinamento luminoso non è scontato trovare le condizioni perfette, perché da 21,5 in su la luce artificiale non è più il fattore principale che determina la qualità del cielo ma sono quelli naturali a “comandare”.


Un’ultima parola sugli strumenti: mi sono piaciuti molto! La fluidità dei movimenti è perfetta, i cercatori sono comodi e anche le ottiche paiono molto buone. Il 50 cm è ovviamente equipaggiato di scala, mentre il 25 ha una seggiola ad altezza variabile. All’inizio gli specchi erano molto impolverati ma il padrone ci ha dato l’acqua distillata per lavarli. Anche la collimazione si ottiene facilmente, basta portarsi da casa il laser o il Cheshire.

Nelle prossime puntate descriverò in dettaglio gli oggetti celesti che ho osservato, sono più di 450 anche se c’è il “trucco” perché una trentina sono nella piccola nube e circa 120 nella grande!

Chiudo con una piccola galleria fotografica. Tengo a precisare che nessuna foto è mia (non mi serviva portare via la camera e avevo già 11 kg di bagaglio a mano!), è tutto merito dei colleghi e quando avranno completato il lavoro di elaborazione pubblicheranno anche le foto astronomiche e quelle già presentate in questa pagina con risoluzione superiore.

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